cenere

Mi ricorda il cervello di un uomo il primo giorno della creazione.
Nonostante il materiale usato, che dovrebbe causare inquietudine e sollecitare magari, che só, immagini satellitari di vulcani in eruzione, quel nero e quella cenere mi calmano.
É come se assopissero la lava di parole di "Fiore rosso". Simmetrici i due quadri nella mia psiche, ma di una simmetria fatta per crearmi un equilibrio.
In "Fiore Rosso" l'esterioritá domina sull'interoritá del guscio-vulva-fiore-carnivoro, con quello scroscio di pioggia che va in senso contrario: dalla terra al cielo.
In "Cenere" l'interioritá é tutto, e l'esterioritá é solo, appunto, la cenere. Ma sotto non c'é il fuoco, c'è il pensiero soave della finitudine, il grandinare di piccole emozione (ogni sassolino).
Porrei questi quadri uno di fronte all'altro in un salotto enorme che immagino tutto bianco incandescente. Nulla da sedere: su questi quadri solo sull'attenti si puó stare. E la stanza tutta sarebbe la mia psiche con due ventate calde.
La stanza si chiamerebbe. "Rosso cenere".

massimo desiato

Fioritura dei colori

Dai colori fioriti
empi echi di quelli smarriti
chiavi di musiche
anch'esse perse
Cieco al fiorire dell'inutilitá
essa solo salva dall'essere
ch'é meglio nulla che essere
ch'é meglio fiorire nel nulla dei colori
che nell'essere di volti smerciati
venduti e mai comprati
venduti e mai fioriti
senza ritmo né tempo
senza colori
smarriti gli altri
che hai messo non mettendoli
esondando i limiti artificiali
di una fioritura nella tela.

l.p.

florine

Quando si parla di movimento lo si intende, normalmente, da sinistra verso destra o tutt'al più da destra verso sinistra; già lo spostamento in profondità acquista significati diversi; movimenti verticali, dal basso verso l'alto, come in alcuni di questi quadri assumono un significato che tende alla trascendenza, all'elevazione morale, alla spiritualità.
Nel '59 Fontana aveva scritto "...le figure pare abbandonino il piano e continuino nello spazio i movimenti rappresentati..." ed ecco allora in questi quadri le figure ieratiche che richiamano personaggi sacri.
Un parallelo inusuale tra queste figure ed i fiori ci é dato dalla teoria sviluppata da un sociologo di inizio secolo, Ferdinand Toennis, che aveva introdotto i concetti di società orizzontale, in cui tutti i componenti hanno pari importanza come sembra essere tra questi fiori trasmigranti, e di società verticale, la gesellschaft, strutturata in maniera gerarchica, in cui la posizione di ognuno e sopra o sotto quella di qualcun altro; giusto quello che accade accedendo all'ordine metafisico.

ruggero prazio

florine rossa

vorrei toccarti un dito con un dito
vibrando nel fremito del contatto intimorito
vorrei toccarti il petto con il petto
per cullarmi nel tuo respiro
che si accoccola nel mio
vorrei toccarti il ventre con il ventre
per bruciare il nostro ardore in un unico calore
vorrei toccarti l'anima con l'anima
e smarrirmi e ritrovarmi
nell'amore
l.p.

generale blu

Il dipinto "Generale Blù", di un blu efficace, è diretto, è il concentrato di ciò che pensiamo siano i difetti del soldato e degli uomini della guerra: sempre pronti a vedere l'aggressione in ogni atto e perciò spesso propensi a risolvere i problemi con strumenti bellici.

miro bini



In un mondo senza vincoli non é necessario dare un nome né una collocazione definita ad ogni cosa.
Invece nel mondo dei titoli e dei ruoli ogni particolare deve essere curato, ogni dettaglio deve essere studiato, nulla può essere lasciato alla fantasia o all'intuito.
Il "Generale Blù" mostra con accuratezza esasperata tutte le sue medaglie e tutte le sue mostrine perché prima che umanità il potere é obblighi, impegni presi, autorità che, imposta o subita, toglie comunque la libertà all'individuo.
Anche il colore cambia rispetto alla natura; nel "Generale Blù" lo sfondo è cupo di un grigio che invade il volto stesso dell'individuo e lo pone alla stregua dello spazio circostante.
Privo di colore o di personalità l'uomo ha perso ogni valore a tutto vantaggio della divisa che indossa; il ruolo ha avuto il sopravvento e la libertà é perduta.

loriana crevatin

il guardiano della stirpe


l.p.

i colori ci salveranno

Lei è il mito.
La guardo per carpirle il segreto
del coraggio dell'amore
la forza che sa trarre dai colori!
sono fuori dal suo mondo e non mi lascia entrare...
sono troppo grosso grasso e vecchio e disturbo la sua magia.
Così la vedo allontanarsi
dalla mia panchina fredda.
E' tranquilla
si capisce dalla postura birichina;
guarda la nuvolona un po' meravigliata, non ha paura, anzi si bea della grandiosità dello spettacolo della natura e della vita sentendo di farne parte, d'essere parte di quel miracolo, d'essere lei stessa il miracolo.
Sospira confondendosi con il respiro celeste del cielo...
Quella nuvola potrebbe magicamente trasformarsi in pioggia e bagnarle il cappellino, inzuppare il bianco della sua vestina?
Niente paura: è una bimbetta accorta e previdente!
Vedi? S'è portata l'ombrellino.
E' l'ombrellino dei colori, di tutti i colori.
Lei li porta sempre con sè: tutti!
I colori della vita e dell'amore.
Sotto di loro si proteggerà.
I colori, la salveranno: sempre.
Un giorno brillerà e sarà una stella.

l.p.

infarto

talora dipingo sulla via delle macchie di Hermann Rorschach.
così compongo un quadro scegliendo e selezionando i colori a seconda di un sentimento, di uno stato d'animo che in quel momento sento e dispongo quegli stessi colori sulla tela a seconda di contrappesi che mi diano la sensazione dell'equilibrio dell'insieme.
poi aspetto che il tutto si asciughi ed asciugandosi i colori si infiltrano fra loro e migrano sulla tela a seconda delle pendenze di quest'ultima.
seguo questa fase bagnando i colori con un aspersorio o inclinando la tela da un lato o dall'altro affinchè l'insieme mi "corrisponda".
il giorno dopo, o alcuni giorni dopo, riguardo il quadro e cerco in quell'agglomerato di colori un senso, il senso che forse io volevo esporre.
era chiaro già mentre versavo il colori sulla tela che si trattasse di un cuore: un cuore nero.
ad asciugatura avvenuta, c'era una striscia di lato, che voleva assolutamente esser messa in evidenza, col rosso: e rosso è stato.
ma il senso? dopo un paio di giorni l'ho guardato e zac! mi è scoppiata in testa una canzone che da allora, da una settimana, mi si ritornella in continuazione: its a heartache, di bonnie tyler.
è un infarto! mi son detto.

allora ho preso il testo della canzone

it's a heartache, nothing but a heartache
hits you when its too late, hits you when you're down
i'ts a fool's game, nothing but a fool's game
standing in the cold rain, feeling like a clown
i'ts a heartache, nothing but a heartache
love him till your arms break, then he lets you down
it aint right with love to share
when you find he doesn't care for you
it aint wise to need someone as much as I depended on you

e l'ho tradotto

è una fitta al cuore, nient'altro che una fitta al cuore
che ti prende quando è troppo tardi, che ti prende quando sei giù
è un gioco idiota, nient'altro che un gioco idiota
starsene a gelare sotto la pioggia e sentirsi ridicoli
è una fitta al cuore, nient'altro che una fitta al cuore
amare fin quando non ti cadono le braccia per poi precipitare nello sconforto
in amore non esiste un diritto da vantare
quando ti ha rapito poi non si interessa più a te
e non è saggio aver bisogno di qualcuno quanto io, ho bisogno di te

ecco! il quadro significa proprio questo e quel rosso altro non è che l'amore che resta, o è stato relegato, a lato e non riesce ad infondersi in quel povero cuore nero e malato: di mal d'amore.

Bonnie Tyler > It's A Heartache

l.p.

introspezione

Il ritratto "Introspezione" è centrato sullo sguardo intenso di un volto di donna con pelle nera o meticcia, i cui occhi trasmettono una grande concentrazione su un obiettivo. Quale sia questo obiettivo non saprei dire con precisione, tuttavia mi fa pensare al problema che ha preoccupato per tutta la vita Freud, che cosa è veramente una donna; interrogativo al quale Freud si è arreso e poi si è dichiarato incapace di dare esauriente risposta.
Resta un dipinto molto riuscito proprio a causa di questa atmosfera che io considero interrogativa, freudiana in cui il volto di questa donna, decisa non svela l'obiettivo della sua azione o pensiero, rimandando allo spettatore un'aria di domanda in sospeso che si accompagna a una decisione ferrea.
mi sento di osservare che anche per te il problema della pittura è il problema di domande cui non vengono date risposte complete. Quando si comincia a fare domande si prende una certa velocità. La pittura si rivolge a tutti?
Possiamo dire sì oppure no. Se diciamo sì, la pittura si rivolge a tutti, possiamo anche dire che allora fa come la matematica che pure si rivolge a tutti.
La pittura o la matematica non fanno riferimento a persone in particolare ma rappresentano la più pura universalità, ciò significa che definiscono le persone in modo egalitario.
C'era un poeta che chiamava il "tutti egalitario": la folla. Era Mallarmé.
Lui aveva come destinatario di un suo volume la folla. La folla è la condizione per la presenza del presente. Possiamo dire con lui, che nella nostra epoca manca la folla egalitaria, quindi possiamo dire che manchiamo del presente.
Se manca il presente a chi deve rivolgersi il pittore, il poeta, lo scrittore?V Una soluzione a questa domanda è: fare introspezione.

miro bini

mare

Ho dipinto un mare… non è un quadro tecnicamente interessante, che sono due strisce di colore, seppur con sfumature, semplici e lineari.
Non è un quadro espressivamente interessante, perché il mare è così compatto e scuro che poco dichiara il suo nome ed il cielo è infantile e semplice, senza turbamenti, senza movimenti.
Ma se ti lasci catturare da quella sottile striscia intorno all’orizzonte, allora è un quadro emotivamente bellissimo: l’incontro tra lo scuro del mare ed il bianco del cielo e le sfumature appresso danno una sensazione di luce in fondo, di distanza infinita tra questo mare scuro e livido ed il cielo blu un po’ cupo. Certe volte il mare ed il cielo sono proprio così.
Il mare, pur calmo e piatto, non è invitante al tuffo ma distaccato e serio; il cielo non lo avvolge ma lo accompagna verso l’infinito senza mai toccarlo e separandosi da esso con una luce bianca all’orizzonte.
Quanta strada manca ancora per raggiungere quella luce!
E se ti metti in navigazione, dai principio al viaggio, ti accorgi che il tuo viaggiare non ha influenza su quella luce che resta equidistante ed insensibile ai tuoi sforzi, alle tue fatiche, al tuo cammino ed alle tue conquiste.
Lei è sempre là bianca ed irraggiungibile.
Certo è meglio affrontare il viaggio che restarsene comodi ad osservare l’orizzonte dalla finestra delle proprie certezze, i gomiti poggiati al davanzale dei piccoli privilegi, gli occhi fissi che vedono attraverso le lenti di una gabbia dorata incapaci di guardare e di scoprire, ormai privi di curiosità e poggiati su quel mare non a farsi cullare dalle leggere onde nella leggera brezza ma solo a cercare sostegno fisico alla stanchezza di quel non esistere, fino a vedere solo un colore compatto e sfocato in basso, avendo del tutto perso il cielo in alto e l’orizzonte oltre l’infinito.
Certo è meglio affrontare il viaggio, ma io non ho scelto perché sono nato per quel viaggio, come il servo nasce per servire ed il sole per risplendere.
Allora tu, col destino di chi non può starsene alla finestra a non guardare, vittima della curiosità che ti travolge tuo malgrado, preda della necessità di sapere perché e dell’incontenibile passione che t’impone d’alzare lo sguardo, pur riconoscendo la tua impotenza, il tuo limite, ti ritrovi su quel mare dal colore intenso e affascinante, nel piccolo guscio della tua piccola forza, sotto il cielo cobalto che non incontra mai il mare e che con esso definisce un confine di luce bianca e distante verso la quale poni la tua meta.
E parti, lasciando il resto sul bagnasciuga, cose colorate, stoffe svolazzanti, oggetti luccicanti, amori piangenti e nemici contenti, e tanta indifferenza. E sei solo!
Terra! Terra! Sei felice dentro. Terra! Terra! Ti fermi, ti dai da fare, lavori a “scrivere il libro della tua vita” e ritrovi cose colorate, stoffe svolazzanti, oggetti luccicanti, amori piangenti e nemici contenti, e tanta indifferenza. E sei solo!
Ancora in mare.
Voglio la mamma! Voglio Terra! Terra.
Terra! Terra! Terra! Sei felice dentro. Terra! Terra! Ti fermi, ti ri-dai da fare, lavori a “ri-scrivere il libro della tua vita” e ri-ritrovi cose colorate, stoffe svolazzanti, oggetti luccicanti, amori piangenti e nemici contenti, e tanta indifferenza. E sei ancora solo! Sempre solo! Soltanto solo! Solo solo!
Ancora in mare.
E l’avventura si ripete finché non finisce il mare piccolo abbracciato dalla terra… ed allora è l’Oceano.
Sei frastornato, attonito, quasi incosciente, privo di sensi con la carne nuda alla mercé di ogni più piccola sollecitazione: un alito di vento, il salmastro del mare, il sole che ti brucia… solo cuore pulsante di passione, nostalgia della mamma, della tenerezza, del calore, di quel mondo liquido e caldo che ti cullava e proteggeva ed a tutto dava risposta quando tu ignaro ti preparavi a dar corso al tuo destino… nostalgia di una Terra fatta anche di cose colorate, stoffe svolazzanti e oggetti luccicanti ma soprattutto di amori sorridenti, amici contenti, e tanta gioia di esserci e di parteciparci.
“Nostalgia di un uomo che vuol tornare casa” e che purtroppo ha perso l’indirizzo e non lo trova più; e lo cerca nell’oceano.
Tutto è immenso nei toni del blu, e la luce è sempre là lontana equidistante ed irraggiungibile.
Tranquillità, almeno.
Ma il cielo si rabbuia, il mare si agita… il temporale, la burrasca, la tempesta, il fortunale, il tornado e torna la “quiete dopo la tempesta”, il mare calmo e piatto, il cielo che non lo avvolge ma lo accompagna verso l’infinito senza mai toccarlo e separandosi da esso con una luce bianca all’orizzonte.
E il piccolo guscio della tua piccola forza sconquassato, i vestiti inzuppati, il fiato corto e lo stomaco in subbuglio per la troppa acqua salata che ci si è ficcata dentro, i muscoli dolenti e le membra stanche… e lo sguardo all’orizzonte bianco, alla luce che ti chiama, alla meta agognata.
E la terra non c’è. E si ricomincia sino al prossimo fortunale.
Poi un giorno tutto diventa incantato, il cantico del mare si sospende nell’aria, il blu ne diventa piedistallo e l’azzurro del cielo ne disegna i contorni infiniti.
Tutto diventa immobile.
Il cuore è in subbuglio perché sa, l’estasi ti conquista e tutto sembra placarsi dentro, verso quella immobilità.
Tutto diventa immobile, tranne quella luce all’orizzonte.
Ora è Lei che viene a te, che tu non sei stato capace di misurarLa.
Lenta ma inesorabile si avvicina, ti incontra, ti illumina, ti abbaglia, ti avvolge, ti annulla.
E’ tutto Luce.
Non provi più né sentimenti né emozioni che tutto ti è ignoto perché tutto si fa; e tutto quello che era da dire è stato detto, tutto quello che era da scrivere è stato scritto, tutto quello che doveva essere ora è!
Ecco perché é un quadro non virtuoso, non espressivo ma molto emotivo: perché racconta la morte e la resurrezione.

l.p.

natività


l.p.

penso deduto

once upon a time era un bambino allegro, era un ometto vero, credeva di essere sincero, credeva di farcela davvero.
ed allora il gobbo disse “vivo solo nelle risse”, poi uscì dalla pensione senza fare confusione; quattro birre nella pancia e nel pugno la sua lancia, la brandiva con disprezzo ma sembrava solo un vezzo.
nel paese, quella sera, c’era aria di bufera ma nel suo maglione scuro si sentiva assai sicuro; quattro birre ancora in tasca, la sua lancia era una frasca e dal cielo nero inchiostro gli parlò anche cagliostro.
disse: “non mi piace il gioco e perciò mi fermo poco, questi dadi son truccati e sono falsi i risultati”.
ora cerca un posticino e si ferma lì vicino, quattro birre e quattro ancora poi la notte per dimora.
il fantasma dell’amore vola via senza colore, il fantasma della morte ha un odore assai più forte; quella lancia era una frasca e quella frasca è già una croce ed allora il gobbo disse: “io vivevo nelle risse”.
once upon a time poi è arrivato il gran finale senza castelli e cavalieri: credeva di farcela sul serio!
e poi si è perduto per davvero. babybaby you belong to me
babybaby you belong...
qui la sua canzone

l.p.

saetta

A prima vista, un critico superficiale, direbbe che c'é l'influenza di Kandinsky.
Ma, forse, si potrebbe pensare che c'é troppo volume per quello che mi sembra un Cézanne astratto.
Sono i giocatori di carte sfasciati da una dinamica che sorprende la statica delle regole del gioco. Sto giocando con Comte e la sua statica sociale e la sua dinamica. Sto giocando con il tuo quadro, Luigi. Sto ridendo con esso, perché, come insegna Zaratustra, la veritá si ride. "V'insegno a ridere la veritá".
Occhio: Non a "ridere della veritá."

massimo desiato

vestita in nero

Quadro interessante. La donna bionda in vestito nero con occhi chiusi su uno sfondo giallo-verde può sembrare intenta a un esercizio di meditazione, però il vestito non si adatta a questo genere di attività.
E' una donna con gli occhi chiusi mentre pensa intensamente o ricorda con grande concentrazione? La mancanza indicativa di qualche precisa attitudine è anche in questo caso un elemento positivo poiché rende al dipinto un'aria ancora una volta di domanda senza precisa risposta.

miro bini

cravatta blu

Quando costruisci un quadro come cravatta blu vuoi mettere lo spettatore di fronte al tuo desiderio di puntare al fatto che un volto umano non ha un metodo di decifrazione: guardando un volto non si può dire molto di ciò che è veramente la personalità di quel volto.

miro bini

croce

nel fare ordine non ricordavo la data che invece ed ovviamente stava scritta proprio dietro il quadro ed é quella del mio quarantanovesimo compleanno!
solo una mia curiosità:
non spiega nulla
nè nulla vuol dire.

l.p.

ergo

è evidente la presenza di due figure “luminose” e di un fondo scuro ed ecco che il significato mi è chiaro: ancora una volta è una ricerca della verità.
le due figure, sospese a margine nel silenzio dell’universo, si scambiano in osmosi le loro esperienze e conoscenze affinchè diventino insegnamento reciproco al senso della vita e della morte.
il vecchio ha la saggezza, la giovane ha la vita!
è facile sprecare la vita in gioventù senza averne capito il valore infinito ed è altrettanto facile cadere in età matura nella dolcissima nostalgia per la vita sprecata in gioventù, perduti nel fremito timoroso della prossima interruzione del futuro.
ma vivere non è semplice né scontato, anzi! se tutto si potesse risolvere con la ragionevole trasmissione l’un l’altro dell’esperienza allora saremmo uomini quasi perfetti in una esistenza quasi perfetta e “quasi” solo perché la perfezione sarebbe la meta finale dell’esistenza stessa.
c’è qualcosa di misterioso ed inspiegabile nella vita: forse la morte, forse la vita stessa. c’è qualcosa di misterioso che ci guida possedendoci: forse un dio, forse un super io.
e la trasmissione di pensieri e sentimenti è mediata da forme distorcenti, le parole, che assumono significati soggettivi e quindi diversi per l’uno per l’altro.
questo ha reso necessario che nel quadro ci fosse l’alea del mistero in quei colori scuri e quel senso di sospensione e poi un occhio, seppur piccolo, a “controllo” e “guida” dei personaggi e quell’occhio è circondato dalle parole che tentano di descriverlo per stanarlo, dalle parole che i personaggi ignari si scambiano nell’ipotesi di raggiungere la conoscenza, le parole che ho dipinto in più quadri (che si intitolano “parole e pause”), le parole che ora sto scrivendo qui.

l.p.

fiore rosso

"Fiore Rosso" mi muove l'inconscio e nel mio caso sono guai!
La prima cosa che mi ha ricordato é una ferita gioiosa, poi un'emorragia angosciosa, poi sono ció che fuoriesce dal fiore come lanciato in un pazzo movimento, fuori da un guscio. Poi é tutto sangue, un cuore infartato che peró vuole ancora pompare un corpo che non c'é piú. Poi allegria, e nacora angoscia. Il fiore rosso della morte delle mie emozioni, probabilmente.
La sovrainterpretazione é sempre in agguato. Un fiore rosso non esiste: esistono i fiori rossi che ogni spettatore guarda. Il guaio, o la creazione, sta proprio nel fatto che incita a essere guardato una ed un'altra volta.
I quadri sono ció che chi li dipinge crea. Li si guarda con tutto lo sguardo del mondo, fino a accecarsi, e vedere meglio di conseguenza.
Nel dormiveglia - tanto non mi colpiva un quadro in quel modo - ho pensato-sognato che fiore rosso fosse Hiroschima vista dalla bomba che cadeva e distruggeva per poi trasformarsi nel fiore di una piccola rinascita. L'atomo impazzito, ma con coscienza, piú coscienza del "B25" che lo improgionó nel nucleare.
Fiore rosso, é un nucleare che si redime. La fuoriuscita dal velluto rosso é il cancro trasformato in carezza, e poi effluvio.

massimo desiato

fiori rossi

Fiori Rossi è un passo nel fantastico. Fate di cristallo sembra si librino leggere dai petali che raccontano fiabe, mente la luce incantata tinge gli occhi di chi guarda.
Fiori rossi rapisce da questa piccola, misera condizione temporale per riportarci nella dimensione delle favole, al tempo in cui tutto è vero.
Diceva Pasolini: "Tutto è santo, non c'è niente di naturale nella natura".
Luigi, il tuo quadro è la parola "che mondi possa aprirti".

chiara putaggio